Il Siluro

Ufficialmente, in Italia, il siluro non esiste, nel senso che nessun ente e nessuna Associazione ha mai  effettuato ripopolamenti con questo gigante d’acqua dolce, la cui zona di origine è l’area danubiana. Eppure, i siluri sono diventati numerosi nei grandi fiumi italiani. Il fenomeno ha assunto una rilevanza straordinaria proprio nell’area della Pianura Padana, dove oggi non è affatto raro imbattersi in esemplari che superano il quintale di peso. I tassi di sviluppo del siluro nel Po dipendono dall’elevata temperatura dell’acqua e non si riscontrano in nessun altro fiume dell’Europa occidentale.

Nei fiumi italiani i siluri hanno trovato cibo e habitat ideali, in pochi anni si sono posti al vertice della piramide alimentare, a scapito di tutte le altre specie ittiche presenti.

COME E’ FATTO
Nell’immaginario comune, il siluro è soltanto un pesce-gatto grande. In realtà, le similitudini si fermano alla morfologia allungata del corpo anguilliforme e alla
presenza di lunghi baffi sul muso; sotto gli altri aspetti la differenza fra le due specie risulta più che evidente.
La testa appare sproporzionata, così come la bocca smisurata che è praticamente larga quanto il corpo cilindrico. Pur essendo un predatore eccezionale il siluro non ha una dentatura particolarmente sviluppata, ma soltanto due robuste placche mandibolari sulle quali sono impiantati centinaia di minuscoli denti, lunghi pochi millimetri. Gli occhi sono piccoli, perché il pesce non si basa sulla vista per cacciare, ma usa due organi sensoriali estremamente sviluppati: la linea laterale e, soprattutto, i due baffi che partono ai lati superiori della bocca. Questi ultimi sono lunghi più della metà del corpo e servono al siluro per orientarsi anche nelle acque limacciose, funzionando come un radar. La pelle, scivolosa e ricca di muco è in realtà molto dura, grazie anche a un elevato numero di ghiandole mucose che garantiscono un costante ricambio d’acqua. La colorazione della livrea è giallo olivastra negli esemplari più giovani, mentre assume un’intensa dominante bruna negli esemplari adulti. La distribuzione delle pinne, infine, dimostra la predilezione del siluro per la vita sul fondo: sono, infatti, poco sviluppate la lunga pinna dorsale e le due pettorali, tutte terminanti con una piccola spina; assai estese, invece, quelle ventrali e quella triangolare che parte dalla metà inferiore del corpo e arriva fino alla coda (con quest’ultima il pesce tramortisce le prede e colpisce, più spesso di quanto si possa immaginare, i pescatori incauti).

DOVE VIVE

Il siluro è un pesce gregario che ama in modo particolare i profondi fondali dei grandi fiumi: ovunque vi sia una fossa sommersa, un avvallamento o una buca, si
raggruppano più esemplari, testa contro testa o coda contro coda. Questo accade durante le ore diurne e in condizioni di corrente normali; con il fiume in piena e
durante la notte, invece, i predatori si staccano dal fondo e cacciano a galla.
La limpidezza delle acque non è un fattore determinante (il siluro si adatta perfettamente anche a quelle limacciose e poco pulite), ma lo è la temperatura: al di sotto dei 15-16 gradi, il pesce rimane in uno stato di semi letargo e si alimenta pochissimo superata la soglia dei 18-20 gradi, invece, la sua attività predatoria diventa frenetica, così come l’istinto riproduttivo.
Per quanto riguarda la distribuzione in Italia, l’area della Pianura Padana è il punto di partenza della colonizzazione, tuttora in atto, del siluro: dal Po, il predatore ha letteralmente invaso le acque degli affluenti e di tutti i grandi canali ad essi collegati. Contrariamente a quanto si crede, tuttavia, l’espansione di questo pesce si ferma necessariamente alle acque del piano, anche perché più in alto le condizioni ambientali non sono favorevoli.

COSA MANGIA

Il siluro ha una dieta prevalentemente ittiofaga, ma non disdegna vermi, anfibi, crostacei, topi, grossi insetti e qualunque animale viva ai bordi dell’acqua.
Sulle sue abitudini alimentari, tuttavia, esistono molte leggende, come quella che può mangiare ogni giorno l’equivalente del suo peso, o quella relativa ad aggressioni di piccoli cani che si avventurano in acqua. Certamente il siluro è un predatore piuttosto famelico, con una dieta assai diversificata, ma tutto rientra in limiti definiti da orari precisi (prevalentemente crepuscolari) e da determinate condizioni di temperatura.
L’aspetto più preoccupante dal punto di vista ambientale consiste nel fatto che questo grande pesce non originario delle nostre acque ha modificato pesantemente gli equilibri fluviali, surclassando i predatori autoctoni, come il luccio.
Pertanto, l’assenza di nemici naturali e l’estrema voracità del siluro creano gravi problemi nei fiumi, già impoveriti dall’ inquinamento.

Quindi armiamoci di canna e prendiamoli tutti 😉

Buona Pesca

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