La ricerca del giusto spot nel carpfishing

La ricerca delle grosse carpe e dei luoghi dove queste possono radunarsi alla ricerca di cibo è forse il capitolo più impegnativo e importante del carpfìshing.
Azzeccare la ricetta giusta per le boilies, costruire la migliore montatura del mondo, pescare nel periodo ottimale e all’ora giusta non serve a niente se non si è individuata con precisione la zona di pesca e non se ne conosce la conformazione centimetro per centimetro.

Dove sono le carpe?
Questa è la domanda che bisogna porsi appena si giunge in un nuovo luogo di pesca. E non basta cercare la risposta nell’avvistamento di salti o movimenti di carpe a galla (che pure sono importantissimi).
Anche il carpista più esperto, prima di avvicinarsi a un lago o a un corso d’acqua sconosciuto, deve cercare di assumere quante più notizie è possibile sulla zona: catture di altri appassionati, punti maggiormente frequentati, cibo abituale delle carpe locali, profondità del bacino, ecc…
Spesso, per attingere qualche informazione, basta chiedere nei negozi di pesca locali, o nei luoghi di ritrovo che  sorgono lungo le sponde.
Una volta individuata una ipotetica zona, occorre fare dei meticolosi sondaggi, una barca e un ecoscandaglio sarebbero perfetti per lo scopo.
L’ecoscandaglio ci permette di scoprire la morfologia del fondale e i segreti dell’acqua che stiamo esplorando dandoci modo di valutare se in queste zone esistono le condizioni perché i grossi esemplari possano cibarsi.
Questa operazione non è sempre facile, richiede tempi di ricerca molto lunghi e non è detto che la prima scelta che faremo del luogo si sveli subito quella giusta. L’importanza di questa ricognizione sta nel determinare la natura del fondo (melmoso, ciottoloso, roccioso, ricco di radici sommerse…), ma anche nello scoprire le zone di passaggio delle grosse carpe, quasi sempre al limite di uno scalino del fondale. Inoltre con l’ecoscandaglio si possono individuare le grandi praterie sommerse, i lunghi campi che degradano in un lago, postazioni ottime nei mesi estivi.

Nelle acque dove la navigazione è vietata o impossibile, o per chi non possiede né barca, né ecoscandaglio, l’alternativa è quella di sondare il fondo con canne robuste e grossi piombi cercando di trovare i salti di livello, gli scalini, gli arbusti sommersi ricostruendo nei particolari la geografia sommersa del luogo nel quale intendiamo pescare.

Chiedete in giro, sondate, scoprite. Perdete tempo, anche un giorno intero, per individuare le postazioni migliori, piuttosto che installarvi in un posto qualsiasi della riva rischiando solo di far volare le vostre preziose boilies nella melma, tra le alghe o in mezzo alle radici sommerse o in balia di correnti sotterranee che le porteranno chissà dove.

Voi come vi approcciate in un nuovo spot?

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